Progetto Nabruka, ricerca-azione sulla prevenzione secondaria del tumore al collo dell’utero
Obiettivo del progetto Nabruka
Offrire un programma di screening primario per patologie HPV-correlate a donne migranti “irregolari” escluse dallo screening anche se residenti nella provincia di Bergamo, ed il triage secondario per quelle a rischio di sviluppare (o portatrici di) SIL di alto grado.
Pazienti e metodi
A Bergamo, l’Associazione OIKOS Onlus, la LILT Onlus e l’Istituto di Anatomia Patologica e Citologia dell’ASST Giovanni XXIII di Bergamo hanno offerto alle donne straniere “irregolari”, la possibilità di effettuare il Pap-test gratuitamente.
Dal 6 Agosto 2009 al 6 maggio 2010, 182 donne maggiori di 20 anni si sono rivolte agli ambulatori Oikos Onlus. Di ognuna sono stati registrati: età, grado di istruzione, anni di permanenza in Italia, occupazione, abitudine al fumo, età del primo rapporto, uso di anticoncezionali, n. di aborti.
Le donne sottoposte volontariamente a Pap Test sono state informate dello svolgimento dello studio in corso e hanno sottoscritto il modulo per il consenso informato; il prelievo ambulatoriale cervicale per PAP Test in fase liquida e per test HPV mRNA è stato effettuato presso l’ambulatorio Oikos Onlus da personale ostetrico. Il materiale così prelevato è stato inviato in double-bag entro due giorni presso il servizio di Anatomia Patologica degli Ospedali Riuniti di Bergamo, accompagnato da una scheda riportante dati anagrafici e clinici. I test sono stati diagnosticati secondo la classificazione Bethesda 2001. Nei casi risultati non-negativi, il materiale è stato utilizzato per valutare l’espressione di HPVRNA (Nuclisens BioMerieux).
Le donne con Pap test negativo sono state invitate a ripetere l’esame dopo tre anni; in caso di test borderline (ASC-US o L-SIL) sono state invitate a ripetere l’esame dopo sei mesi e comunque sottoposte al parere del medico operante presso l’ambulatorio OIKOS; in caso di ASC-H o H-SIL sono state sottoposte a visita ginecologica ed eventuale colposcopia .
Alle donne reclutate è stata distribuita una brochure redatta in italiano, inglese, francese, spagnolo, russo, rumeno e arabo con informazioni sulle possibilità, i limiti e le modalità del programma di screening, e semplici misure di profilassi delle malattie a trasmissione sessuale.
Risultati
Delle 182 donne valutate 121 provenivano dal Sud-America e 61 dall’Africa e dall’Europa dell’Est. La maggior parte aveva un’istruzione primaria o secondaria ed occupazione come badante o collaboratrice familiare.
165 Pap test (90,66%) erano negativi.
17 campioni (9,34%) sono risultati:
L-SIL 35,3%
ASC-US 35,3%
H-SIL 17,6%
ASC-H 11,8%
n. 7 mRNA positivi (41,2%): n. 3 HPV 16 (42,9%), n. 2 HPV 31 (28,6%), n. 1 HPV 33 (14,3%) e n. 1 HPV 18,33 (14,3%)
n. 7 mRNA negativi (41,2%)
n. 3 non valutabili (17,6%)
Conclusioni
La percentuale di donne con Pap test non negativo e positive all’HPV RNA (9,34%) è in linea rispetto ad un analogo campione di donne italiane (dal 7% al 10% ), con la medesima incidenza di ceppi (16,18, 31 e 33).
Il dato particolarmente significativo riguarda la distribuzione per area geografica: risulta essere positivo il 18% delle donne provenienti dall’Europa, contro il 7% della popolazione proveniente dall’America Latina.