Progetto Nabruka: perchè Nabruka
Nel momento in cui si stava organizzando il progetto è circolata la notizia della morte di Nabruka Mimuni avvenuta nel CIE (Centro di Identificazione ed Espulsione) di Ponte Galeria. Era tunisina. Aveva 44 anni. Sarebbe stata espulsa la mattina successiva, ma le sue compagne l’hanno trovata impiccata in bagno. Nabruka era in Italia da più di vent’anni e lascia un marito e un figlio. Era stata fermata due settimane prima dalla polizia. Momentaneamente senza lavoro, non le era stato rinnovato il permesso di soggiorno. Questo ha significato tornare ad essere “clandestina”.
Ci è sembrato che dare a questo progetto con il nome di questa donna potesse aiutarci a non dimenticare a cosa può portare l’esclusione sociale.
OBIETTIVI:
- Offrire un programma di screening per patologie HPV-correlate a donne residenti nella provincia di Bergamo ed escluse dai tradizionali programmi di screening
- Valutare l’eventuale maggiore valore predittivo positivo per queste patologie del test E6/E7 HPVmRNA rispetto al Pap test e al Pap test HPV DNA
Il progetto concretamente ha offerto a donne migranti “irregolari” uno screening primario per il carcinoma cervicale e il triage secondario per quelle a rischio di sviluppare (o portatrici di) SIL ad alto grado. La procedura per l’arruolamento ha previsto: anonimato, consenso informato, colloquio informativo. Alla luce dei risultati ottenuti le donne possono essere invitate a ripetere l’esame dopo tre anni, dopo un anno, sei mesi oppure essere sottoposte ad indagine colposcopica e eventuale terapia.
Dal 6 agosto 2009 al 31 marzo 2010 sono stati effettuati presso OIKOS (dall’ostetrica finanziata dalla Lega Tumori) 169 prelievi (= pap test). 9 delle donne incontrate hanno evidenziato la necessità di essere sottoposte a colposcopia; 12 dovranno rifare il pap test dopo 6 o 12 mesi; per 31 è stata rilevata la presenza di flogosi o candida
PROBLEMI:
- difficoltà nel reclutamento delle donne (collegabile alla più generale riduzione dell’utenza OIKOS)
- iniziale difficoltà nella collaborazione con il reparto di ginecologia per l’esecuzione degli accertamenti di secondo livello alle donne risultate positive al test (una delle condizioni poste da OIKOS in fase preliminare all’avvio del progetto era che fosse attivato un percorso diagnostico e terapeutico completo e che quindi fosse garantita anche questa possibilità alle donne sottoposte al pap test e che ne avessero avuto necessità)
- trasferimento in corso d’opera del primario dell’anatomia patologica degli Ospedali Riuniti, principale referente all’interno dell’azienda ospedaliera del progetto Nabruka
- riduzione delle donazioni raccolte dalla Lega Tumori con conseguente ridimensionamento dell’investimento nel progetto (sia per l’acquisto dei kit per l’esecuzione dei pap test, sia per il pagamento dell’ostetrica). Infatti si è deciso che si raggiungerà la quota di 200 pazienti sottoposte al pap test e poi si sospenderà.
PROSPETTIVE:
Nel corso di un incontro avuto con la direzione sanitaria degli Ospedali Riuniti si è sottolineato quanto sia importante che l’esperienza possa proseguire anche con modalità diverse, al fine di assicurare anche a questa popolazione l’accesso ad un test di diagnosi oncologica precoce.
Il dr. Sileo (direttore sanitario) si è riservato di valutare con il nuovo responsabile dell’Anatomia Patologica l’utilità di proseguire l’esperienza con la medesima procedura (HPVRna), e di continuare ad accogliere le donne migranti reclutate attraverso OIKOS presso il centro prelievi, con richiesta del medico (per il pap test) e codice STP. Le risposte, come succede ora, potrebbero essere restituite alle pazienti tramite OIKOS (previa autorizzazione), che quindi è in grado anche di comunicare eventuali referti “positivi”, attivando da subito le procedure terapeutiche, in accordo con l’U.O. di Ginecologia.
Aprile 2010